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Disabilità: Firma e Identità digitale per l’inclusione

Disabilità: Firma e Identità digitale per l’inclusione

Le tecnologie possono avere un ruolo determinante per l’inclusione di chi parte da una condizione fisica e spesso economico-sociale di svantaggio, come le persone con disabilità.

 

Ad esempio, chi ha una capacità motoria limitata può migliorare la propria qualità di vita non solo grazie alle tecnologie di assistenza, ma anche al digitale che, facilitando le relazioni con gli altri e le attività di studio e lavoro, può scongiurare il rischio di isolamento e moltiplicare opportunità di autonomia, inserimento e valorizzazione.

 

 

Digitalizzazione e inclusione per l’evoluzione dell’Italia

 

Qualche tempo fa, il Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao ha affermato: “Il digitale può e deve essere inclusivo. Siamo spesso portati a pensare che la transizione digitale riguardi singole iniziative, o procedure che devono essere semplicemente ammodernate rispetto al passato. In verità non è così: la trasformazione digitale che sta investendo la nostra società, le nostre economie e le nostre vite quotidiane è molto di più. È un fondamentale cambiamento del modo in cui lavoriamo, produciamo e interagiamo nelle nostre vite”.

La digitalizzazione, dunque, è determinante per il futuro del nostro Paese, ma non solo i termini di innovazione e competitività: può e deve essere anche uno strumento di contrasto alle disuguaglianze sociali, culturali ed economiche. D’altronde, l’inclusione non aiuta soltanto chi è in una condizione di svantaggio ma anche l’intero sistema socio-economico di una nazione.

 

 

Come i trust services aiutano l’inclusione

 

Soluzioni quali Identità Digitale, Firma Digitale  o Posta Elettronica Certificata offrono grandissimi benefici agli utenti, ad esempio, con disabilità motoria.

Come nel caso di un professionista che – con la PEC – può partecipare a un bando di concorso di una Pubblica Amministrazione o di uno studente che debba mandare della documentazione per perfezionare l’iscrizione ad un corso di Laurea. In entrambi i casi, senza complicati spostamenti per recarsi di persona a uno sportello.

Allo stesso modo, grazie all’identità digitale, un pensionato può accedere in piena autonomia alla propria posizione previdenziale, usufruendo anche dei servizi offerti dall’INPS, o al proprio fascicolo sanitario, magari per scaricare referti e certificati.

Analogamente, con la Firma Digitale, una persona con disabilità motoria può – ancora in piena indipendenza e totalmente online – sottoscrivere una polizza assicurativa, aprire un conto corrente bancario, richiedere una fornitura di energia elettrica o gas, siglare un qualsiasi contratto di acquisto o noleggio di un bene o servizio, fino a firmare una proposta di referendum o di legge d’iniziativa popolare.

 

Certo, gli esempi di benefici garantiti dai servizi trusted – in termini di indipendenza, partecipazione e autorealizzazione – potrebbero essere davvero molto più numerosi. Al contempo, però, tali benefici continuano, purtroppo, a essere preclusi a chi – ad esempio – vive una condizione di disabilità sensoriale e non soltanto motoria. E, dunque, è ancora tanta la strada da percorrere per una società più evoluta, aperta ed equa.

 

 

Includere sempre più persone: un obiettivo per il futuro

 

Nelle società moderne, sempre più dipendenti dalle tecnologie, le soluzioni digitali – anche quelle trust – favoriscono sensibilmente l’accesso ai servizi.

È importante, però, che la loro evoluzione le renda sempre più disponibili e funzionali per i cittadini portatori di specifiche disabilità e particolarmente vulnerabili. Altrimenti, si correrebbe paradossalmente il rischio di trasformarle in un amplificatore di disuguaglianze.

Occorre, pertanto, una presa di coscienza sempre maggiore – di istituzioni e aziende tecnologiche – delle istanze dei disabili e un conseguente impegno di Ricerca e Sviluppo per la produzione di soluzioni digitali che tengano conto delle peculiari esigenze di chi vive specifiche condizioni di disabilità.

Così, un giorno, chi soffre di una paralisi dei muscoli volontari potrà comunque comporre e inviare un messaggio PEC magari attraverso un puntatore oculare. Oppure un non vedente riuscirà a sottoscrivere in autonomia un documento, magari grazie a software di firma digitale che, da un lato, riproduca il testo scritto in modalità text-to-speech (cioè sintesi vocale) o sistema Braille (lettura tattile a rilievo su schermi appositi) e, dall’altro, guidi l’utente disabile nel gesto di apposizione della firma stessa.

Un futuro d’inclusione piena, con l’auspicio che non sia troppo lontano.